Cinquanta sfumature di grigio (2015)

O delle 2500 tonalità di noia

50SdG - Locandina

È davvero difficile discorrere sul nulla. Peggio ancora, è persino più difficile recensire il nulla, perché è questo quello che mi appresto a tentare oggi, un’impresa sfiancante conseguenza della mia pessima idea di approfittare del palinsesto Mediaset per vedere il famigerato “Cinquanta sfumature di grigio”, che al cinema avevo evitato come la peste perché curiosa del trash, sì; in vena di regalare i miei soldi al franchise, no.

Qui c’è da fare un’ulteriore premessa, perché io i tre libri da cui vorrebbero trarre tutti e tre i film li ho letti nella lontana estate del 2012 in un tour de force di una settimana che provocò in me tante risate e tanta rabbia; perché va bene leggere tanto trash scritto male e arrangiato peggio su un oscuro sito di fanfiction, sapendo che non è stato betato, né editato né messo insieme da uno scrittore professionista o comunque da un esordiente ben rodato.

Quello che non va bene è sapere che una storia senza né capo né coda, un’AU di “Twilight” fatta così male che è riuscita a fraintendere personaggi già piatti in partenza, passando le loro personalità sotto lo schiacciasassi dell’harmony pornografico contemporaneo, una roba con uno stile orripilante e l’assoluta mancanza di un intreccio purchessia, sia stata accettata da un editore – uno di quelli che prenderebbero a calci nel sedere gli esordienti, sempre se si degnassero di non cestinare i loro manoscritti, perché non sono “abbastanza bravi” – sia stata pubblicata in milioni di copie e pure comprata, perché apparentemente il digital divide è così profondo che la gente non è stata messa al corrente del fatto che su Internet c’è a disposizione uno sterminato bacino di pornografia gratuita a cui attingere.

E vabbè.

A questo punto il mio dubbio era uno solo: dato che dal film hanno eliminato i tre quarti delle scene di sesso del libro e dato che quello che resta sono gli svarioni in prima persona di Anastasia Steele che non saranno trasposti nell’adattamento sul grande schermo… di che diamine parlerà il film? Si sono inventati una trama a parte? Sono riusciti a migliorare – e non ci voleva tanto – lo script iniziale e cavarne fuori un film per lo meno divertente da guardare? Non è che sono venuta in cerca di trash e mi trovo in mano qualcosa di peggio di “The Star Wars Holiday Special”?!

Ebbene sì.

Era peggio di “The Star Wars Holiday Special”. Ridatemi il padre pipparolo di Chewbacca e ripigliatevi questa roba, vi prego!

Ma andiamo a incominciare.

La storia

Nonostante sia stata eliminata la “spina dorsale” del libro, cioè un’infinita sequela di scene di sesso piatte, scialbe, patetiche, che sembravano scritte da una quindicenne alle prime armi nel mondo delle fanfic e non da una donna adulta che – si presume – sappia benissimo come funziona il sesso ma a quanto pare non sa descriverlo (o forse il sesso dei suoi sogni è decisamente deludente), è stato mantenuto quasi inalterato tutto il resto.

Cioè la fuffa.

Io lo so che “Cinquanta sfumature di grigio” è stata venduta come una saga erotico-romantica ma lì dove l’elemento erotico è di cattivissima qualità, quello romantico è assente. Sì, c’è la superficie: c’è l’uomo ricco che compra la ragazza ingenua e sognatrice a colpi di regali costosi, viaggi in elicottero, stalking ossessivo, prepotenze da feudatario con pretese di ius primae noctis; c’è la ragazza semplice dal cuore grande che cerca di cambiare il suo uomo, che non è violento, è solo che non è stato amato abbastanza (nonostante una famiglia adottiva che lo ha accolto all’età di quattro anni e, da quanto dice il libro, lo ha amato profondamente e lo ha supportato in tutti i modi possibili), è solo che lei è la crocerossina giusta per guarirgli tutte le malattie mentali, perché naturalmente uno può darsi al BDSM – pratica consenziente fra adulti entusiasti e consapevoli – solo se è stato abusato e solo se ha voglia di nascondere i suoi abusi dietro una facciata glam.

E vabbè.

Tacendo del fatto che né la James né tantomeno gli sceneggiatori hanno voluto aprire la Wikipedia per accertarsi di stare scrivendo cazzate su un argomento che non conoscevano, il problema più grosso resta la trama.

La mancanza di essa.

Esattamente come il libro, che paga la sua natura di fanfic cazzara (ci sono anche le fanfic belle ma quelle nessuno chiede mai di pubblicarle) , il film non ha una storia ma è solo una sconclusionata sequenza di situazioni giustapposte fra loro in un ordine che dovrebbe essere cronologico ma non è legato da alcun rapporto di causa-effetto. Nel gergo la si potrebbe considerare una brutta raccolta di slices of life ma è stato presentato come un romanzo, ergo…

Ergo, niente. Il film è un insieme di vuoti a perdere intervallati da scene di sesso patetiche. Patetiche perché percepisci nettamente che gli attori coinvolti sono a disagio in quello che stanno facendo; patetiche perché sono girate con l’occhio del guardone timido che ti fa le inquadrature tattiche sempre intorno al “focus della scena”, quello per cui gli sprovveduti spettatori contemporanei (sì, sempre quelli ignari di cosa il web celi) erano corsi al cinema agitando selve di dildi e lubrificanti.

Si vede qualche sedere, ogni tanto, riprese pericolosamente vicine all’inguine, un sacco di spalle che sussultano e di facce boccheggianti a caso, fine, stop. Hanno perso persino l’aura ridicola e spassosissima che possedevano nel libro, anzi, se a una cosa il film serve è a percepire il disagio montante di una storia senza trama ma che va anche contro ogni buonsenso.

Che barba, che noia

Essendo puro vuoto a perdere, ciò che attende lo spettatore è quello che ho ribattezzato un “silenzio rumoroso”. I personaggi parlano, scambiandosi frasi di circostanza come se si trovassero su Twitter e ognuno stesse aggiornando la sua timeline con i suoi pensieri, senza badare a quello che stanno dicendo i suoi follower. Ogni dialogo è un’infinita sequela di battute trite e ritrite, di salti logici assurdi fatti soltanto per accrescere un pathos che manca.

Parliamoci chiaro, non si capisce come faccia nel 2011 (più o meno è quella l’epoca in cui è ambientato il romanzo) una ragazza ventunenne, che ha frequentato l’università con una migliore amica molto spigliata in fatto di relazioni, ad avere sul sesso l’approccio timido e spaesato di una fanciulla appena catapultata qui dall’età vittoriana. Il problema non è – come si disse all’epoca – che Anastasia ha ventun’anni ed è ancora vergine. So che a tanti piace fare la battuta stupida e sessista del: «Non ci sono ragazze over 18 vergini al giorno d’oggi!!11one» che non corrisponde alla realtà; in verità le suddette over 18 vergini i loro modi di informarsi sul sesso ce li hanno e non hanno bisogno che arrivi un Christian Grey per riuscire a sapere che cos’è un orgasmo. Al contrario ci sono molti adulti con una vita sessuale attiva che non conoscono se stessi, il proprio corpo e quello del partner e riescono persino a stupirsi quando si ritrovano in attesa di un bambino che “non si sa da dov’è venuto”. E il modo in cui la James descrive le scene di sesso dimostra che essere sposati e avere tre figli non fa di te un’esperta in materia, a quanto pare.

E tutto questo solo per mantenere in piedi il cliché dell’uomo che arriva, ti sconvolge la vita, ti fa capire che sei bella, sei figa, ti fa godere come una scrofa, ti ricopre di regali e ti fa brillare, ti fa crescere e diventare una donna adulta e vabbè. Dico “e vabbè” perché ritorniamo sul tema principale del film. Si poteva scrivere una storia becera, retrograda e sessista su abusi e persecuzioni facendola passare per favola romantica, siamo in democrazia, purtroppo anche le capre hanno diritto di parola.

Ma la si poteva scrivere meglio. Non penso di aver agonizzato tanto come su questo film (e sullo special di Natale di Star W… ok, la finisco), di una noia che mi spingeva al torpore e a dormire, ma ho resistito per arrivare alla fine… senza trovare nulla.

Penso che l’aspetto peggiore di tutto il film sia stata la totale mancanza di feeling e personalità dei due attori protagonisti. Se le scene di sesso erano bruttine, il fatto che Jamie Dornan e Dakota Johnson si sentissero a disagio peggiorava la situazione. A questo punto neanche si capisce chi gliel’ha fatto fare di lanciarsi in quest’azzardo che ha marchiato a fuoco la loro carriera per sempre. Sì, ok, i soldi, tutto molto bello, ma non era meglio andare a fare l’elemosina sotto il ponte della Magliana – pardon, di San Francisco – piuttosto che girare tutte queste scene turandosi il naso? Oppure si decideva di fare i professionisti e si provava a immedesimarsi in modo diverso nei personaggi, in un modo che non li facesse sentire due poveri deficienti?

In ogni caso resta il fatto che questo sia il più brutto film sul nulla che abbia mai visto, si salva giusto la colonna sonora. Non vi saprei dire di cosa tratta la storia, partendo solo dal film e ignorando i miei ricordi del libro. Ci sono questi due tizi che apparentemente si attizzano al primo sguardo ma lei è un’impedita e lui è un vigliacco violento, fanno battute da tredicenni lobotomizzati, lui la segue dappertutto, lei si arrende alla persecuzione ma solo perché è sicura di poterlo cambiare, di essere la sua prima “fidanzata vera”, un po’ di frustate qui e lì giusto per farci vedere sto BDSM tanto paventato, insistenze continue sul fatto che Christian Grey è un bad boy col mare dentro, ché la mamma era una prostituta drogata e il suo pappone lo picchiava, quindi questo giustifica il suo essere un incoerente prepotente che non sa gestire un rapporto con una donna adulta da pari a pari, dramma a caso, gelosie che non hanno senso, poi lui le dà due cinghiate – concordatissime da prima – sul culo e lei improvvisamente capisce che lui è un mostro.

Dopo le cinghiate concordate a priori sul culo (beh, poi non è stata concordata la safeword e in generale ad Anastasia l’idea di godere soffrendo non piaceva granché, anche se per un libro intero s’è fatta sculacciare e fustigare e legare in molte posizioni quindi forse il climax drammatico alla fine del primo libro andava gestito diversamente ma la coerenza non fa parte dell’universo mentale della James), Anastasia decide che a Christian non lo vuole cambiare più, entra nell’ascensore e lo intima di non seguirla.

BAM.

Cut, fine scena, titoli di coda, buon resto della vostra vita, andate tutti a casa.

A discolpa degli sceneggiatori devo ammettere che esattamente così finiva il libro, nello stesso modo brusco, senza transizioni di alcun genere, come se fosse una fine di capitolo (e nella fanfic originale probabilmente la suddivisione era questa), la fine di una scena nel mezzo del film e non la conclusione di questa prima parte della trilogia.

Voglio dire, anche “Il Signore degli Anelli” era pensato come un unicum poi suddiviso in tre parti ma il passaggio da un libro/film all’altro era decisamente più fluido. Anche “L’Impero Colpisce Ancora” finiva con Luke e Leia a guardare la galassia fuori dal finestrino e Han nella grafite ma la transizione da fine film era gestita in maniera coerente. Qui abbiamo un primo piano su Anastasia che “Christian, no!” (“a cuccia!”, aggiungerei io) e poi lo sbrammete dello schermo nero e dei titoli di coda.

Tutto a caso come tutto a caso è stato il film intero.

E quindi?

E quindi però il mio pensiero resta questo: se volete parlare male di “Cinquanta Sfumature”, fatelo con cognizione di causa. Guardatevi il film – ben preavvertiti che sarà un’agonia insopportabile. Non sono mai stata d’accordo con le personalità più o meno famose che hanno preso in giro il film e chi lo andava a vedere senza però osare accostarsi alla sala cinematografica, e non perché non erano d’accordo con le premesse della storia ma perché scandalizzate dalle scene di sesso.

Consoliamo subito il vostro lato pudibondo: qui il sesso è molto più paventato di quanto non sia effettivamente mostrato. È vergognoso e perbenista persino lo sguardo del regista, il massimo che vi accadrà è di roteare gli occhi dalla noia sull’ennesimo close-up delle facce imbambolate di Dornan e della Fanning.

Detto ciò è un film brutto e offensivo ma manca anche del nonsense esilarante del libro che – raccontato tutto nella terribile prima persona di Anastasia – permetteva al lettore di navigare in un mare di riflessioni idiote e raccapriccianti per la loro stupidità che almeno due risate te le strappavano.

Il film è stato girato in maniera così sciapa e sciocca che invece di accogliere quel lato esilarante e farne il punto di forza del film (sarebbe stato un promettente cinepanettone), si è adagiato nell’alveo colmo di cliché dell’harmony più becero, per presentarci una storia che dovrebbe essere avvincente e romantica ma andando a scavare sotto il degrado è il racconto di una ragazza sola e confusa, ignorata da parenti e amici nei suoi dubbi e nelle sue paure, che finisce nelle mani di un predatore sessuale vigliacco e smidollato che più che terrore o fascinazione suscita in chi guarda soltanto rabbia e pietà, ma quella pietà miserevole che puoi riservare a un dittatore finito nella polvere che implora la clemenza della corte.

Il film, se un merito ce l’ha, è che spogliandosi degli orpelli della distortissima prima persona di Anastasia, ti consegna una visione decisamente più agghiacciante del libro. C’è ben poco da ridere, a guardare “Cinquanta sfumature di grigio”.

Ce n’è ancora meno se si pensa che stanno girando il secondo film e se credevate che abissi più bassi non si potessero toccare, beh, da persona che il secondo libro l’ha letto posso solo commentare con un: non avete ancora visto niente.

L’abbrutimento umano può raggiungere picchi che mi stupiscono ogni giorno di più. Se avete voglia di abbrutirvi per due ore davanti allo schermo, questo film fa per voi. Sennò, vi sconsiglio caldamente la visione. C’è di meglio anche nel trash, ve lo assicuro.

Un commento su “Cinquanta sfumature di grigio (2015)

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