Mese: Giugno 2020

BlacKKKlansman è la penultima opera, in ordine di tempo, del regista afro-americano Spike Lee, uno che è sempre stato molto ma molto incazzato per le condizioni subalterne in cui sono costretti a vivere gli afro-americani. E come dargli torto? Gli eventi delle ultime settimane hanno reso spaventosamente attuali tutte le frizioni, le storture, le ingiustizie, le ipocrisie del sistema sociale, economico, politico, civile degli Stati Uniti.

Hanno reso attuale o forse, più che altro, hanno riportato agli onori della cronaca una situazione che non ha mai smesso di essere attuale. Una situazione patologica che in maniera strisciante – perché media e élite illuminate bianche facevano orecchie da mercante – è sempre esistita da quattrocento anni negli USA e che nemmeno decenni di lotte e agitazioni, dagli anni Sessanta in poi, sono riuscite a risanare.

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Cosa ne posso sapere io della disperazione degli afroamericani, dello spirito delle loro lotte, delle loro rivendicazioni, che da secoli rimbalzano contro il muro di omertà di un Paese che è stato fondato e ha prosperato anche e soprattutto sulle loro spalle di schiavi, trattati come oggetti ed esclusi da ogni diritto? Studiare la storia, approfondire i temi politici, leggere libri a volte non basta.

Bisognerebbe esserci vissuti, in mezzo a quella rabbia, a quella povertà, a quell’emarginazione, per capire fino in fondo. Perciò trovo ipocrita mettermi qui a pontificare di pace e amore, a parlare di non violenza o a fingere di dimenticare che tutte le rivoluzioni che ci hanno portati a questo punto sono nate, purtroppo, anche dal sangue, dalla guerra, dallo scontro violento.

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