Il film, nonostante sia una produzione coreana, vanta un cast eterogeneo di attori coreani, americani e anche francesi, che rispecchiano una bella multi-etnicità nell’equipaggio di passeggeri rinchiusi senza apparente scampo sul gigantesco treno, che attraversa un mondo gettato in una glaciazione artificiale dalla stupidità umana, tanto per cambiare. Una delle piccole chicche, che fa di questo film una produzione di fantascienza davvero ben costruita, sta proprio nel fatto che regista e sceneggiatori si sono ricordati di un dato fondamentale: non solo gli Americani si salvano, nelle distopie futuristiche, ergo non tutti i passeggeri potrebbero parlare l’inglese. È per questo che Curtis comunica con il coreano Minsu attraverso un traduttore vocale, ad esempio.

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