E anche questo mese ci ritroviamo qui, con la raccolta degli interventi più significativi sul mio canale Telegram, postati nel corso del mese di maggio.
Mese che è stato denso di riflessioni – dall’uso della cosiddetta intelligenza artificiale per generare immagini “in stile Ghibli” ai problemi che affliggono il racconto cinematografico negli ultimi anni.
Chiudo l’introduzione della rassegna con un annuncio: la rubrica va in pausa, probabilmente fino a metà autunno, sicuramente fin dopo l’estate, per permettermi di concentrarmi sul lavoro di ricerca e lettura per ampliare la mia monografia su Nausicaä della Valle del vento.
Buona estate e a presto!

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Buonsalve e bentornat3 a tutt3 all’appuntamento mensile con la raccolta dei miei interventi sul canale Telegram di Flamingo Strikes Back! Aprile è stato un mese denso, per quanto mi riguarda: due fiere per due weekend di seguito sono pesanti ma sono state anche occasioni di incontro e scoperte interessanti. Questo mese ci concentriamo su consigli di approfondimento sull’animazione.

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Con un po’ di ritardo vi porto il raccolto di un altro mese – un po’ magro, rispetto ai precedenti. Sono al lavoro su un paio di progetti, che vi illustrerò più nei dettagli appena avranno preso una forma definita.

Febbraio è stato un mese di letture e di riflessioni, soprattutto sul mestiere di critica giornalistica e sulla serietà a cui non si dovrebbe mai rinunciare, anche quando si affrontano medium apparentemente “giocosi” come i cartoni animati e i fumetti.

Buona lettura e non dimenticate di seguirmi sul mio Canale Telegram per altri approfondimenti e consigli di lettura~!

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Shuna, che nell’aspetto ricorda il giovane Ashitaka di Principessa Mononoke, come quest’ultimo cavalca uno stambecco, che nel racconto viene chiamato “yakkul”. Il suo viaggio verso ovest è costellato di difficoltà. Non solo incontri terrificanti con demoni del deserto, ma anche le avversità degli elementi naturali, la scarsezza di cibo e acqua e poi, naturalmente, i mercanti: di provviste e di schiavi, ma tutti intenti a rapinare e depredare. Il mondo in cui Shuna si muove è un mondo decadente e arrugginito, dove al rosso ferroso del deserto inaridito si contrappone l’azzurro vivido e accecante di un cielo sempre impietosamente sereno.

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Si può dire senza tema di sbagliare che l’ultimo lavoro del maestro sia anche il più cupo, il più viscerale – in ogni senso possibile – il più gotico e il più tormentato. Si sfiorano picchi che neanche nella pur violenta Principessa Mononoke si erano visti e che il fondatore dello Studio Ghibli aveva forse squadernato davanti ai nostri occhi con tanta nettezza solo nel manga della sua Nausicaä della Valle del vento.
Tutto è soffuso e velato di una malinconia quasi mortifera: persino i colori brillanti del cielo e dei prati sterminati; persino le musiche scarne e puntute di Joe Hisaishi, qui decisamente minimalista; persino le immagini più ricorrenti che si susseguono sullo schermo.

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[Il 1° Novembre Corriere della Sera ha pubblicato un editoriale firmato da Walter Veltroni: “Perché i manga hanno conquistato i nostri ragazzi“.
In poco più di 800 parole l’ex-sindaco di Roma cercava di spiegare il “fenomeno manga” e provava a capire perché i “nostri ragazzi” sono stati conquistati dall’intrattenimento made in Asia: dai manga giapponesi agli show sudcoreani al k-pop.
Al netto della buona volontà, purtroppo quell’articolo si è rivelato un coacervo di luoghi comuni sul fumetto giapponese e su alcuni fenomeni della cultura pop contemporanea – con improponibili accostamenti fra manga, k-pop e Squid Game, che come unico minimo comun denominatore hanno la provenienza: il continente asiatico.
Seguendo le newsletter del Corriere e notando immediatamente questo articolo, da persona che ama e studia i manga mi sono sentita in dovere di rispondere alla redazione del giornale. Credo fermamente che un giornalismo di qualità debba dare spazio alle voci di chi studia un determinato fenomeno, se vuole fornire risposte chiare e informate.

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Si tratta di due storie che hanno per protagoniste due coppie di ragazzini – Conan e Lana in Conan, ragazzo del futuro e Dipper e Mabel in Gravity Falls – che in entrambi i casi devono misurarsi con la fine del mondo (già avvenuta in un caso; da scongiurare nel secondo). In entrambi i casi c’è una generazione precedente di “grandi vecchi”, che devono fare i conti con gli errori commessi nel loro passato e aiutare i giovani eredi a non soccombere sotto gli effetti collaterali di quegli stessi errori.

E poi sono due storie guidate da una narrazione fortemente emozionale, ambientate in mondi soleggiati, dove contemporaneamente si accostano panorami rigogliosi e antri cupi e inquietanti. Questi panorami fanno da sfondo al viaggio – metaforico e fisico – dei protagonisti verso una meta, che in qualche modo è il ritorno a casa ma fatto dopo essere cresciuti ed essere diventati più consapevoli e aver trovato degli alleati per affrontare il mondo e le sue sfide.

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Retreat (Miyazaki). Rebuild (Anno). Reset (CLAMP).

Se si volesse trovare un modo per riassumere l’imponente – circa trecentoventi pagine, al netto di note e bibliografia – saggio di Thomas Lamarre sulla “macchina animetica”, questa frase sarebbe quella giusta. Con questi tre concetti Lamarre chiude le conclusioni del suo libro e del suo viaggio nell’animazione o, meglio ancora, nella macchina che sta alla base dell’animazione. La macchina multiplanare animetica (multiplanar animetic machine, nel testo originale) è una macchina costituita dal tavolo da animazione (animation stand, in inglese) dalla camera multipiano e dagli esseri umani, che disegnano sfondi, animazioni-chiave e intercalazioni.

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