Ci sono determinati libri che ti lasciano, a ogni lettura, qualcosa di diverso, specialmente se ti trovi a sfogliarli in momenti particolari della tua vita. Ed è ovvio che quello che ti colpirà di più di un romanzo a quindici anni non lo farà anche a trenta o scoprirai altri aspetti che nella ottusa cecità della tua adolescenza hai completamente ignorato. Il Signore degli Anelli è sicuramente quel genere di storia per me – con buona pace di chi pensa che la letteratura di genere sia per ragazzini e comunque meno complessa dei romanzi impegnati – ma in questo caso specifico due fattori hanno trasformato questa rilettura in una nuova avventura.

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Lo spunto per “The Last Ringbearer” è il seguente: e se “Il Signore degli Anelli” fosse un resoconto falso e tendenzioso delle guerre che hanno travagliato la Terra di Mezzo? E se Gandalf fosse un maneggione, miope e assetato di potere, intenzionato ad annientare la nascente potenza industriale di Mordor per mantenere Arda nell’ignoranza, schiava di credenze magiche oscurantiste? E se gli Elfi fossero una sorta di sinistra potenza dittatoriale, non dissimile dall’Unione Sovietica? E se Aragorn fosse solo un burattino nelle mani di questi ultimi e Arwen un elfo interessato soltanto a usarlo, per mantenere il controllo su Gondor?

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