Lunga vita alla regina Charlize!
Il web l’ha fatto di nuovo. Un film che non era neanche uscito ancora in sala – un film con Chris Hemsworth e Charlize Theron, mica pizza e fichi – era già stato condannato a trash assoluto perché “ne abbiamo abbastanza di action riciclati dalle favole medievali”. E se è vero che Hollywood soffre sempre di più per lo stesso problema di mancanza di storie davvero originali e serie ormai ipertrofiche che hanno più puntate di una stagione di Don Matteo, il problema è sistemico, strutturale, e dopo aver visto Il cacciatore e la regina di ghiaccio per una volta posso dire che fra tutti i film gravati da questo peccato originale, questo qui è decisamente l’ultimo con cui prendersela.
Al di là del fatto che l’ho trovato veramente gradevole e ben recitato, una serie di disavventure all’interno della produzione hanno costretto gli sceneggiatori e i produttori rimasti a fare qualche sforzo per mantenere un po’ di credibilità in questo prequel-sequel e questo ha portato a fare scelte un minimo più pensate che, pur mantenendo il film nel solco di determinati cliché che tanto piacciono a Hollywood, ne fa un action fantastico decisamente più curato della media a cui siamo abituati.
Quindi andiamo con la recensione (e giuro che non ci saranno troppi spoiler) (però qualcuno c’è) (uomo avvisato…).
La trama in breve
Molti – io compresa – sono rimasti confusi dal trailer e dalla definizione di questo film come prequel-sequel ma in realtà, a vederlo in sala, l’arcano si svela presto. La storia si svolge in due momenti differenti: i primi venti minuti sono ambientati in un lasso di tempo piuttosto lungo nel passato, per raccontare le origini del Cacciatore e la tragica scomparsa della moglie Sara; il resto della storia riparte subito dopo la fine di Biancaneve e il Cacciatore, riprendendo le fila di determinati eventi mostrati nel flashback, che provocheranno parecchi grattacapi al nostro eroe riluttante nel corso della storia.
Il film si svolge su due storie che corrono in parallelo: da un lato si concentra sull’origine dei poteri della regina di ghiaccio, Freya, sorella della perfida Ravennah, e il modo in cui la donna stabilisce il suo dominio sulle terre del Nord; dall’altro lato parla di come Eric diventi Cacciatore e conosca sua moglie Sara e di come gli venga strappata via in modo ingiusto dall’invidia di Freya, che non tollera l’amore nel suo regno.
Il film così prende le mosse dal rapporto complicato fra Freya e Ravennah, dalla morte della figlia di Freya per opera del suo amante, lo stesso uomo che aveva promesso di sposarla. Quel tragico evento risveglia in modo traumatico i suoi poteri di creazione del ghiaccio e la porta ad abbandonare la sorella Ravennah per cercarsi un regno tutto suo. Per un malriposto bisogno di maternità, Freya rapisce i bambini dei villaggi che saccheggia e li conduce nella sua reggia – un incrocio fra il palazzo di ghiaccio di Elsa e una reggia scandinava – per farne i suoi fidati Cacciatori, un esercito di combattenti inarrestabili che considera suoi figli ma a cui impone di vivere nel divieto assoluto di amarsi.
Naturalmente Sara ed Eric, i due combattenti migliori della regina insieme a Tull, finiscono per innamorarsi e per celebrare le loro nozze in gran segreto ma gli occhi di Freya sono ovunque e la sua punizione non si fa attendere: i due vengono separati da un immenso muro di ghiaccio e Sara viene uccisa di fronte allo sguardo dell’inerme Eric, poi tramortito e gettato in un fiume.
Salto temporale a sette anni dopo: il Cacciatore ancora piange la morte dell’amata moglie, quando il Re William, ora fresco sposo di Biancaneve, gli chiede per ordine di sua moglie di andare alla ricerca dello specchio di Ravennah. Tentata e ossessionata dalle voci provenienti dal manufatto magico, infatti, la Regina ne aveva ordinato il trasferimento in un rifugio ma i soldati di scorta sono scomparsi appena due settimane prima senza fare più ritorno. In compagnia del nano Nion e suo fratello Gryff, così, Eric si mette alla ricerca dello specchio ma finisce quasi subito per ficcarsi nei guai – braccato e pestato a sangue da alcuni Cacciatori di Freya che erano ancora sulle sue tracce, ma viene poi salvato dal più improbabile dei fantasmi.
Sara sembra tornata ma la sua accoglienza nei confronti del marito è più che fredda: a sentire le sue parole, ciò che ha visto attraverso il muro di ghiaccio è stata la fuga di Eric quando Freya li ha fatti attaccare dagli altri Cacciatori, e non è disposta a perdonare Eric, nonostante le sue assicurazioni che entrambi sono stati ingannati dalla magia della regina. Infatti in quei sette anni Freya è stata segregata e torturata per la sua defezione e solo adesso è riuscita a scappare e rimettersi sulle tracce del marito.
Avvisata però del fatto che la Regina di Ghiaccio sta cercando lo specchio scomparso anche lei, nel tentativo di riappropriarsi dell’ultimo oggetto che la lega alla sorella Ravennah, decide di aiutare Eric e i due nani nella loro ricerca. È a questo punto che entrano in scena le due nane Mrs Bromwyn e Doreena, che conoscono l’identità dei ladri dello specchio: i goblin, attirati da tutto ciò che è fatto d’oro e luccica. In cambio della possibilità di ottenere il bottino di questi ultimi, decidono di unirsi al gruppo dei nostri protagonisti, ma se il recupero dello specchio scorre in fondo abbastanza liscio, è tutto quello che accade subito dopo a sorprendere non poco Eric e dare una svolta drammatica a tutta la faccenda.
Come ti costruisco un action senza buttare la coerenza narrativa nel cesso
Ci sono stati molti film che ho visto ultimamente che ho amato ma, tecnicamente parlando, avevano buchi di trama a bizzeffe, troppi eventi ficcati in due risicate ore di girato e character development spericolati sull’onda del tentativo di farsi portatori di presunte istanze progressiste (Whedon, sto pensando a te e alla tua Vedova Nera).
Ebbene, Il cacciatore e la regina di ghiaccio non è stato uno di questi. Per essere un film da alcuni definito “trash”, un action blockbuster senza pretese di eccessiva profondità, una storia fantastica che sfrutta il filone di resurrezione del comparto fiabesco europeo, ormai molto in voga a Hollywood, questo film ha coerenza narrativa, prende cliché molto abusati e li infila uno dopo l’altro con buon senso, lavora in maniera intelligente sullo sviluppo dei personaggi e sulle loro motivazioni, mette in fila tre donne protagoniste, equilibra perfettamente il gruppo dei protagonisti aggiungendovi due nane esilaranti, il tutto senza voler strafare in nessun senso.
La storia del film a suo modo è semplice e si gestisce su due filoni diversi: da un lato il rapporto conflittuale fra una sorella maggiore prepotente e avida e una sorella minore idealista e fragile; dall’altro lato il rapporto altrettanto conflittuale fra una donna tradita e un uomo che cerca di riconquistarne l’affetto e la fiducia. Nel mezzo c’è spazio anche per indagare sul disperato istinto materno di Freya, che cerca di colmare la perdita della figlioletta costruendosi un esercito di figli addestrati con durezza e a cui sembra non voglia permettere di amarsi per non perderli e non perderne l’affetto, condizionato però sempre dalla paura.
È un film che non vuole innovare eppure presenta tre protagoniste donne, ognuna con un carattere e delle motivazioni diverse, dove la presenza del Cacciatore non è il motore unico e la risoluzione di ogni problema, dove non ci troviamo di fronte al motivo stantio della donna cattiva che deve essere domata dall’uomo rude ma di buon cuore. Ravennah è una donna assetata di potere, Freya desidera colmare il vuoto della mancanza di una figlia, Sara vuole ritrovare un suo equilibrio, dopo aver modellato la sua realtà e le sue reazioni per sette anni su una menzogna.
Lo sviluppo dei rapporti non è brusco, Sara non cade immediatamente e giocoforza fra le braccia di Eric, anche dopo aver capito l’inganno di Freya, Freya ama a suo modo i propri figli, Ravennah è crudele ma senza redenzione né un passato strappalacrime che ne giustifichi la crudeltà. Nel mezzo c’è l’espediente classico del viaggio in una terra intrisa di rimandi tolkeniani e che riprende alcune delle suggestioni del primo film; soprattutto, il modo in cui Biancaneve è stata giocoforza esautorata dalla trama è stato gestito con intelligenza.
Anzi, l’assenza di Kristen Stewart rende questo film molto più convincente. Con l’aggiunta al cast di due attrici come Jessica Chastain ed Emily Blunt la recitazione ne guadagna e tutta la storia fa un salto di qualità. Le scene a due fra la Theron e la Blunt sono drammatiche, tese nel modo giusto, non c’è il calo di tensione che si avvertiva ogni qualvolta la poco espressiva e per nulla appassionata Kristen Stewart si trovava a dover tener testa a una Regina Cattiva che non era solo avvenente ma aveva molta più personalità di lei sotto ogni rispetto. Invece anche Jessica Chastain, quando si trova ad affrontarla nel corso della storia, dimostra molto carattere e rivela una bravura già consolidata in altre prove attoriali.
E quindi?
Il cacciatore e la regina di ghiaccio è ascrivibile a quel filone di film action fatti bene, che non vengono tirati via per i capelli solo perché pensati per un pubblico generalista e per riempire un divertente pomeriggio al cinema. Consolida le basi del suo mondo fantastico, crea e sviluppa delle premesse, porta a compimento storie lasciate in sospeso nel film precedente, soprattutto si fa guardare.
Il ritmo è sempre sostenuto, sono pochi i momenti di stanca, i nani sono il perfetto contraltare comico a qualsiasi tentativo di Eric di restare serio e il feeling fra gli attori principali funziona. Non lasciatevi trascinare dall’ondata di pregiudizi negativi, se avete voglia di passare un pomeriggio disimpegnato e apprezzate il genere fantastico, questo film soddisferà il vostro palato senza scadere in sciattezze evitabili.
E poi, insomma, Charlize Theron è irresistibile persino mentre minaccia di morte il mondo intero.