Ebbene, Joseph Fink l’ha fatto di nuovo. Ha scritto e prodotto un nuovo show, chiamato Alice isn’t dead e che gli abbonati al podcast di WTNV hanno potuto ascoltare nelle sue prime tre puntate, scaricabili «every other Tuesday», per citare le parole stesse di Fink, insieme alle puntate del radio-show condotto da Cecil Baldwin, voce dello speaker radiofonico Cecil Gershwin Palmer.

È un podcast gratuito, esattamente come WTNV, ma con quest’ultimo condivide solo l’essere uno show sci-fi con elementi horror. Tutto il resto è assai diverso, a partire dal contesto e dalla protagonista.

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Chi ha letto la mia recensione precedente, sa che “Welcome to Night Vale” è una serie in podcast che va avanti dal 2012 con cadenza bisettimanale e racconta – sotto forma di bizzarra trasmissione radio – le vicende di quella che potrebbe essere una qualunque cittadina americana, non foss’altro che a Night Vale accadono le cose più bizzarre e, quel che è ancora più interessante, tutti i suoi abitanti sembrano considerarle perfettamente normali (sì, anche la presenza di minacciose Nuvole Risplendenti, una Polizia Segreta dai metodi piuttosto sbrigativi, inquietanti Vecchie Senza Volto che ti riorganizzano l’armadio mentre tu volti loro le spalle e via discorrendo).

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Quando vai al cinema a vedere un film di un regista che sai essere bravo o comunque capace di dare un valore aggiunto alle sue storie, hai sempre delle aspettative. Se cadono nel vuoto, l’amarezza raddoppia, perché un film con delle potenzialità come lo era “Crimson Peak” è sempre un’occasione mancata e ti lascia con una serie di domande dentro che non avranno risposta. Si aggiunga che il film presentava un cast di rispetto, a cominciare da Tom Hiddleston, che è stato probabilmente la calamita per molti spettatori incuriositi dalla storia, e non era esattamente girato da un regista di primo pelo, e si capisce perché aveva tutte le carte in regola per stupire.

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Avevo detto che il film era una pietra miliare del cinema d’animazione. Ebbene, il manga – da cui poi il film è tratto – è anche meglio e non pensavo fosse possibile. Si tratta di una di quelle storie che vanno lette con attenzione ma soprattutto rilette, perché non basta un solo sguardo per comprenderne tutte le sfaccettature e apprezzarne non solo il messaggio di fondo ma anche l’evoluzione dei personaggi, sia principali che secondari.

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Il mio incontro con “Beasts of Burden” è avvenuto per caso, scrollando la dash di Tumblr. Un blog che seguivo aveva infatti rebloggato l’estratto di una storia breve dal volume “Hunters and Gathers”, “The view from the hill” e ne sono rimasta subito conquistata. Non solo perché BoB aveva tutto quello che trovo affascinante in un fumetto, ovvero l’ambientazione bucolica, un mistero da risolvere, l’ombra di forze occulte all’opera, lo shock di una rivelazione che rende il finale amaro e terrorizzante – quel misto di thriller e horror che ti fa intravedere cose brutte, sì, ma senza entrare nel dettaglio morboso dello splatter. Oltre al fantasy, all’horror e al giallo questa serie irregolare presenta una particolarità: i suoi protagonisti sono tutti cani. E un gatto.

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