Vengo oggi con questa mia a dirvi che appena due settimane fa ho scoperto una nuova serie a fumetti e, dato che le copie fisiche non sono reperibili in giro neanche a vendersi i diritti di sfruttamento del proprio DNA, l’ho scaricato dal sito della casa editrice Dark Horse Comics in formato digital comic.
Mai spesa fu più giusta, una volta tanto.
Un po’ di storia. La Dark Horse Comics, fondata nel 1986 da Mike Richardson a Milwaukee (quella del mostro, sì) in Oregon, è una case editrice che, fra le sue testate, annovera “Hellboy”, che mi dicono essere uno di quei fumetti-di-qualità™ che prima o poi dovrò recuperare. Fra le uscite non regolari appare, appunto, anche la serie “Beasts of Burden”, che è disponibile nella sezione “Dark Horse Digital” del sito della Dark Horse. Dark Horse Digital è scaricabile come app su iOS e Android per leggere i fumetti acquistati sul proprio device anche in offline (sennò potete leggerli comodamente in online sul browser; non è disponibile il download in locale).
Il mio incontro con “Beasts of Burden” è avvenuto per caso, scrollando la dash di Tumblr. Un blog che seguivo aveva infatti rebloggato l’estratto di una storia breve dal volume “Hunters and Gathers”, “The view from the hill” e ne sono rimasta subito conquistata. Non solo perché BoB aveva tutto quello che trovo affascinante in un fumetto, ovvero l’ambientazione bucolica, un mistero da risolvere, l’ombra di forze occulte all’opera, lo shock di una rivelazione che rende il finale amaro e terrorizzante – quel misto di thriller e horror che ti fa intravedere cose brutte, sì, ma senza entrare nel dettaglio morboso dello splatter. Oltre al fantasy, all’horror e al giallo questa serie irregolare presenta una particolarità: i suoi protagonisti sono tutti cani. E un gatto.
Sì, questi novelli Ghostbusters dell’occulto, senza zaino protonico ma con una buona dose d’incoscienza e capacità sovrannaturali dalla loro, sono un gruppo di cani accompagnati da un gatto (diventeranno due, nel prosieguo della storia) che investigano sui fenomeni paranormali che colpiscono la piccola cittadina di Burden Hill. Nonostante il colore e il tratto di Jill Thompson (disegnatrice della serie; la sceneggiatura è affidata a Evan Dorkin) diano alle storie un aspetto quasi da fiaba Disney, il contenuto è di tutt’altro tenore. Fra ratti zozzi e incazzati, umani che maltrattano cuccioli e zombie che risorgono dopo aver sventrato passanti ignari c’è di che stare allegri. La serie, che ha cadenza irregolare e conta cinque uscite più due raccolte, ha persino visto una puntata crossover con Hellboy, che aiuta i nostri a trovare e annientare una delle cause degli episodi violenti che hanno funestato la loro piccola cittadina.
I protagonisti della serie sono essenzialmente sei: il gatto arancione Orphan, l’husky mannaro (sic!) Ace, il carlino Pugsley (adorabile bastardo cafone), il dobermann Rex, il jack russel Whitey e Jack il beagle. Sotto la guida dei “Wise Dogs” – cani anziani che conoscono le arti magiche – hanno il compito di districarsi come meglio possono fra le emergenze che colpiscono Burden Hill e anche di accogliere le richieste d’aiuto degli altri cani del circondario. C’è spazio per tanti piccoli misteri in queste avventure canine che mi hanno lontanamente ricordato “Le avventure del bosco piccolo” (ma con meno dramma a caso e molto più spessore).
I due particolari che mi hanno più colpito di questa serie molto originale (non capita spesso di leggere una serie non per bambini che ha come protagonisti animali non antropomorfi) sono stati l’ambientazione e la prospettiva da cui la narrazione viene affrontata. Dai pochi particolari delle case degli umani che si vedono qui e là si capisce che BoB si svolge ai giorni nostri ma la scelta di ambientare le storie in una cittadina immersa nel verde rende le vicende dei guardiani canini quasi atemporali, come sospese in uno spazio e un tempo che sono quelli della fiaba più che quelli di un romanzo. Dall’altro lato sono rimasta molto colpita dal sapore quasi nostalgico con cui vengono affrontate le avventure di Orphan e gli altri.
Ho pensato a Bradbury, ai suoi racconti brevi e a quell’atmosfera di mistero irrisolto e terrore che striscia sotto pelle di fronte a eventi che non possono essere spiegati, la narrazione ti offre solo l’occasione di scalfirne in parte la superficie per venire sopraffatto nella lettura dagli eventi e arrivare alla fine con tanti interrogativi in mente e, spesso, con un senso di oppressione al petto. Sì, perché non puoi porti altrimenti di fronte a un finale come quello di “Lost”, che lascia i nostri protagonisti confusi e prostrati e strappa ogni speranza di lieto fine al lettore senza neanche pensarci due volte.
Il mio consiglio è di farsi un account su Dark Horse Digital e scaricare i due volumi di one-shot e le cinque uscite di BoB (che tra l’altro sono raccolte in un bundle) perché il costo è di poco più di nove euro e perché è una di quelle piccole produzioni che vale la pena supportare, invece di scaricare dai torrent. Di “Beasts of Burden” mi dice la Wikipedia, stanno pensando anche di fare un film di animazione (la Reel FX, quella di “Il libro della vita”, per capirci) e spero vivamente che non ne annacquino i temi e l’atmosfera da horror, perché BoB è una di quelle perline che oggi raramente si vedono in giro e merita tantissimo un’occhiata in più.
Se vi piacciono i cani e le storie dell’orrore/mistero, BoB fa al caso vostro. Ma anche se il genere non è il vostro preferito, dateci un’occhiata, non ve ne pentirete.