Questo qui è uno di quei mandatory post che avrei dovuto fare appena ho aperto il blog ma, ahimè, nacqui stanca e vissi per riposare (per citare mia zia che forse citava qualcun altro ma che di sicuro la sa lunga su quanto è difficile arrivare vivi al Venerdì Sera).
Oggi si parla di podcast. Per chi non lo sapesse, c’è questa meravigliosa tecnologia che si chiama Google e che vi dirà più o meno che i podcast sono puntate radiofoniche registrate e messe a disposizione degli utenti che a quell’ora non si potevano sintonizzare ma, prima ancora, sono vere e proprie audio-serie che rivaleggiano con i radiodramma di un tempo (ho ventott’anni ma sono vecchia dentro, pass it on).
“Welcome To Night Vale” sarebbe stato un signor radiodramma, per esempio. Lo specchietto introduttivo alle puntate lo definisce un universo lovecraftiano ma Joeffrey Cranor – uno dei due autori insieme a Joseph Fink – non ama molto il paragone quindi diciamo che Night Vale è una città che potrebbe ricalcare la tipica cittadina americana, con i suoi quartieri residenziali, le recite scolastiche, le file alle poste, il bowling, i comitati di quartiere e… mostri tentacolati che spuntano fuori da ogni dove, poltergeist che infestano ogni singola casa, draghi a cinque teste, misteriosi sconosciuti che dimentichi di aver incontrato un attimo dopo e un’amministrazione locale (The Sheriff’s Secret Police) che se ne lava molto spesso le mani – ma forse questo è un dato molto più reale di quello che sembra. Se si aggiunge che il nostro protagonista è lo speaker di punta della radio della comunità di Night Vale, Cecil Gershwin Palmer, e l’occorrenza di fenomeni paranormali insoliti (persino per gli standard di questo universo parallelo) cresce ogni volta che viene trasmessa una sua puntata, possiamo dire che abbiamo la nostra Jessica Fletcher e una bellissima e spaventosissima Cabot Cove.
Ok, scherzi stupidi a parte, quello di Welcome to Night Vale è un genere misto che spazia dall’horror alla fantascienza, al comico al drammatico e al paranormale, il tutto nello spazio di trenta minuti a puntata (che escono a cadenza bimestrale, il primo e il quindicesimo giorno di ogni mese). Ogni puntata non è altro che il podcast di una fittizia trasmissione radiofonica, attraverso cui il nostro conduttore preferito ci illustra i meccanismi di funzionamento della città, rilascia messaggi di pubblica utilità («this has been a PSA from…»), fa radiocronaca degli eventi che possono sconvolgerne la normale routine e ci racconta persino della sua vita privata in compagnia di Carlos, “the perfect scientist”. Attraverso la rubrica del “meteo” («and now, the weather») WTNV promuove anche canzoni di gruppi emergenti e indipendenti – spesso deliziose – mentre lo spazio dedicato al “traffico” diventa occasione di inquietanti ma interessanti divagazioni filosofiche.
Ecco, WTNV si distingue per una profonda e inquietante poeticità, nelle parole scelte dagli autori, nelle descrizioni che l’ottima voce di Cecil Baldwin riesce a evocare nella mente dell’ascoltatore, combinate a colonne sonore sempre molto azzeccate e d’impatto. Forse ciò che rende ben poco lovecraftiano quest’universo comicamente orrorifico è il fatto che le evanescenti e meravigliose presenze che popolano la città di Night Vale (e che seminano non poca morte e distruzione fra le sue strade) , non sono tutte maligne, né disperanti, e hanno piuttosto il sapore di una metafora, un’eccitante mostrificazione di una realtà quotidiana che è molto meno colorata e originale ma assai più pesante da sopportare per noi. Nei fatti l’apparente assurdo reticolato di regole che reggono la vita degli abitanti di Night Vale (e che Cecil sembra applicare con una fiducia nel sistema quasi commovente) non è poi tanto illogico, se lo si rapporta alle norme che scandiscono la vita di un qualsiasi cittadino americano – perché è a quel contesto che il riferimento si fa più appropriato, ma alla fine molti degli eventi che colpiscono la cittadina parlano un po’ a tutti noi.
Ogni episodio di Night Vale lascia aperti molti inquietanti interrogativi. Intere puntate possono essere ascoltate e riascoltate e offrirsi ogni volta a un’interpretazione differente e a volte non è ben chiaro dove finisca la metafora e dove invece riprende la trama. Perché c’è un filo rosso che lega le ormai più di settanta puntate del podcast, una progressione degli eventi: non ci troviamo di fronte a puntate cicliche, dove tutto quello che accade resta nello spazio ristretto dei trenta minuti di trasmissione. Quello che è successo nella puntata precedente, grazie a Dio, influenza gli eventi e i personaggi nelle puntate successive.
Naturalmente “Welcome to Night Vale” è rigorosamente in inglese ma non è il caso di strapparsi i capelli, se fate fatica a seguire l’inglese parlato. È una buona occasione per fare un po’ di sano esercizio e, soprattutto, il blog “Cecil Speaks” fornisce a tutti quelli che non riescono a seguire la storia o hanno bisogno di rinfrescarsi la memoria su un paio di punti, la trascrizione di ogni singola puntata e live finora uscito. WTNV è gratuito, tranne i live, che sono scaricabili su iTunes e su Bandcamp a una cifra abbastanza modica. Meritano la spesa, perché non si tratta di semplici show per i fan, che riprendono podcast già trasmessi, ma di puntate a parte che rivelano side stories interessanti, anche per capire meglio ciò che accade nella serie principale (ma, state tranquilli, riuscite a seguirla indisturbati anche se non scaricate i live).
“Welcome to Night Vale” ve lo consiglio adesso, che siamo in estate e magari siete a mare o spiaggiati su un divano a riprendervi dagli esami o dalla vita in generale, ché settanta episodi da trenta minuti non passano in un lampo (almeno per me), così avrete compagnia fino a Settembre. Questo, naturalmente, se siete disposti a farvi trasportare dai resoconti di Cecil, senza stare troppo a chiedervi quanto è assurda Night Vale.
Più di quanto pensiate.