Da alcuni anni Tunué cura una collana di saggistica, “Lapilli”, che fra le altre cose si occupa anche di esplorare il fenomeno dei manga e degli anime. Essendone io tanto appassionata da averci fatto sopra una tesi di laurea, ho usato più di un libro dei Lapilli per la mia ricerca e, fra questi, c’era “Con gli occhi a mandorla – Sguardi sul Giappone dei cartoon e dei fumetti”.
Lo sguardo che il libro getta sul Giappone è uno sguardo occidentale, sì, ma ha il duplice pregio di essere lo sguardo di diversi italiani che conoscono e hanno approfondito il fenomeno e cercano di informare il più o meno sprovveduto lettore che è occidentale e italiano come loro.
“Con gli occhi a mandorla” è infatti una raccolta di saggi, contributi di studiosi del fenomeno manga e anime dal background differente ma tutti accomunati dal desiderio di rendere l’argomento meno ostico e oscuro agli occhi di una platea che, per ignoranza e diffuso pregiudizio, continua a riguardare tutto ciò che di animato provenga dal Giappone come il Male Incarnato – nonché pericoloso corruttore dei nostri ragazzi.
È una lettura piacevole, chiara e asciutta. I saggi non scadono mai in un gergo eccessivamente tecnico e riescono a essere comprensi anche da chi di queste materie non è esperto. Non si limitano, però, a raccontare il fenomeno nel suo aspetto più superficiale ma a fare, ciascuno da una prospettiva di studio differente, una disamina approfondita dell’aspetto culturale, semiotico, storico che sta alla base della diversità di manga e anime dai fumetti e cartoon occidentali, una diversità che troppo spesso incomprensioni e sviste ha generato nell’opinione pubblica.
Essendo italiano il punto di vista della ricerca, abbondano i riferimenti alla realtà degli anime e dei manga nel nostro Paese e non manca lo spazio per una storia condensata sull’invasione da parte dei prodotti animati giapponesi del mercato nostrano, con tanto di accenni alle reazioni iperboliche da parte della critica giornalistica e dell’opinione pubblica in generale. Così come, più avanti, il focus invece si sposta sulla realtà giapponese, sui suoi stilemi culturali e su quelle abitudini quotidiane che filtrano nella quotidianità dei personaggi di manga e anime e risultano incomprensibili al primo sguardo di chi è a digiuno di cultura giapponese.
C’è del metodo dietro questi saggi, insomma, e non si tratta semplicemente di uno sforzo sterile da parte di appassionati di trasmettere il proprio amore verso la terra del Sol Levante, quanto di fornire al lettore gli strumenti che lo aiutino a comprendere meglio i manga e gli anime, prima di esprimere giudizi spesso troppo frettolosi e superficiali. L’intento non è quello di convertire nessuno, quanto di fornire una base di studio e di approfondimento obiettiva e approcciabile da chiunque abbia voglia di informarsi su un fenomeno di costume che, negli ultimi anni (la prima edizione del libro risale al 2005) ha preso sempre più piede in Occidente e soprattutto nel nostro Paese – e basta guardare il sorgere e prosperare di fiere del fumetto sempre più grandi per accorgersene.
I saggi presenti nel libro sono dodici. Di essi alcuni offrono uno sguardo parallelo sulla concezione del fumetto e del cartoon in Occidente e in Giappone; altri, invece, si occupano più specificamente della realtà giapponese, sulla struttura del suo mercato, sulla storia del Paese, sui modelli culturali che ha seguito, per fornire al lettore tutti gli elementi necessari a comprendere perché i manga e gli anime possono essere così differenti dal tipo di animazione (disneyana, va specificato) a cui lo spettatore che è cresciuto prima dell’invasione dei prodotti giapponesi sul mercato occidentale è abituato.
In fondo grossa parte dell’ostilità verso il fenomeno, come sempre, è stata generata da un’incomprensione che affonda le sue radici nella profonda ignoranza di chi doveva farsi interprete di questa evoluzione dei gusti e dell’offerta al pubblico e il libro ha buon gioco ha rimarcare più volte nei diversi saggi come bisogna arrendersi all’evidenza: fumetti e cartoon non sono un “genere” diretto ai bambini ma un mezzo attraverso cui storie di generi differenti possono essere indirizzate ai target più svariati.
Il libro si presenta, per stessa ammissione dei suoi curatori e autori, come un trampolino di lancio, un primo sguardo, sì, ma da cui partire per continuare ad approfondire (e ricca è la bibliografia nonché i riferimenti nelle note). Diventa così utile sia per gli appassionati più o meno giovani che si avvicinano al mondo dei manga e degli anime e vogliono capire la cultura che sta alle loro spalle e li rende così diversi da ciò che sono abituati a leggere e guardare in tv ma anche per i professionisti che dell’argomento si trovano a parlare per lavoro (siamo nel 2015 ma, a quanto pare, giornalisti di stanza in Estremo Oriente ancora si ostinano a considerare i manga come una produzione prevalentemente pornografica, tant’è) e potrebbero imparare, per lo meno, a evitare gli scivoloni più clamorosi, non appena si sfiora anche solo per sbaglio il tema e a evitare di descrivere il fenomeno ricorrendo ad argomentazioni trite e ritrite come “sono i manga e gli anime che rendono i giovani d’oggi più violenti”.
“Con gli occhi a mandorla” è insomma un tentativo ponderato e ben riuscito di offrire uno sguardo dall’interno del fenomeno, di spronare il lettore occidentale ad andare oltre i confini ristretti dell’ambito in cui è cresciuto. Non c’è bisogno di appassionarsi alla lettura dei manga e degli anime per forza di cose. I gusti restano gusti, la capacità di giudicare un fenomeno, invece, non può prescindere dalla conoscenza delle concause che lo hanno originato.
Non si può entrare a gamba tesa nell’argomento e demonizzare i manga e gli anime, insomma, basandosi su un oscuro fotogramma beccato in televisione un po’ di tempo fa.
Per essere una lettura di introduzione a un mondo molto variegato e complesso – e per certi versi ancora lontano dalla nostra realtà – ho trovato “Con gli occhi a mandorla” una raccolta interessante e completa, pur da persona che parte di quegli argomenti già li conosceva. Lo consiglio a chiunque abbia voglia di approfondire l’argomento, per curiosità personale o per lavoro che sia.